Il Partito Democratico e il “problema” dei riformisti: si può pensarla come Meloni ma far parte del Nazareno?

La rubrica Sottosopra
Come si fa a non essere contrari a una iattura come il riarmo che, oltre ad aumentare i rischi di guerra, assorbe una montagna di denari, sottraendoli alla sanità, alla scuola e altre emergenze sociali?
Spesso chi dice di riformare deforma. (N. Tommaseo)
Nel recente dibattito parlamentare sulle dichiarazioni della presidente Meloni in vista del Consiglio europeo, al Senato è intervenuto, per il Pd, Alessandro Alfieri. Dopo avere redarguito, per gli “attacchi brutali” in Ucraina, Putin, che “non può essere giustificato in alcun modo e deve avere una risposta univoca da tutti i Paesi europei”, ha chiesto che Meloni si impegni “a superare la riottosità di alcuni governi sovranisti nel rafforzamento delle sanzioni europee”. E ha aggiunto: “Condivido il suo passaggio sullo scongelamento degli asset russi”.
Si è trattato di un intervento, nella sostanza, sdraiato sulle posizioni della maggioranza di destra. Al punto tale che, parlando subito dopo di lui, il senatore di Fdi Raffaele Speranzon ha elogiato Alfieri, affermando: “Questo intervento mi ha fatto capire che, grazie al cielo, esiste ancora in Italia un’opposizione responsabile, che sa guardare agli interessi dell’Italia e dei nostri concittadini, senza necessariamente trovare spunti polemici”. Ahi!, non c’è da interrogarsi a fondo se si ricevono i complimenti di uno Speranzon, iscrittosi al Fuan a 15 anni, difensore di Pino Rauti e avverso al 25 aprile ritenuto “una festa comunista”? A proposito del senatore Alfieri si eviti di cadere nell’impertinenza di sapore manzoniano…: chi è costui? Ignoto ai più, è cospicuamente noto nella ristretta cerchia degli addetti ai lavori, come portavoce (fino a ieri coordinatore) della corrente renziana “Base riformista”, con Lorenzo Guerini e Luca Lotti.
Sicché il suo intervento non sorprende ed è rivelatore del fatto che il Pd è refrattario a porsi sul terreno dell’alternativa, coltivando, come massima aspirazione, l’alternanza, ovvero la velleità di sostituirsi al governo Meloni con pratiche, sostanzialmente, non dissimili, conformi al rispetto delle compatibilità date. Nella subalternità al punto di vista dominante, per cui non si mette in discussione il tecno-capitalismo neofeudale, con la sua logica del profitto onnivoro, fonte di arricchimento per pochi – la società dell’1 per cento – e di impoverimento per molti. Dinanzi all’arrembaggio, in Europa e negli Usa, delle forze conservatrici di destra, il non disegnare né prefigurare un’idea di società alternativa, basata sulla solidarietà anziché sull’antagonismo spasmodico, è il tallone d’Achille che sta determinando lo sfarinamento dei partiti socialdemocratici. Il caso della Germania è emblematico, dove si registra, non a caso, l’avanzata della nazisteggiante Afd. A proposito di compatibilità: dinanzi all’inutile quanto pericoloso riarmo dei Paesi Ue, nel voto al Parlamento europeo il Pd si è diviso clamorosamente: 10 europarlamentari a favore (compreso Stefano Bonaccini, presidente del partito!) e 11 astenuti. Elly Schlein, sostenitrice dell’astensione, si è salvata per il rotto della cuffia, grazie a Cecilia Strada e Marco Tarquinio che, orientati per il no, le hanno fatto il favore di astenersi, proprio per consentirle di non andare in minoranza.
Ora: come si fa a non essere contrari a una iattura come il riarmo che, oltre ad aumentare i rischi di guerra, assorbe una montagna di denari, sottraendoli alla sanità, alla scuola e altre emergenze sociali? Consumato il misfatto a Strasburgo, con quale coerenza la segretaria Schlein, che denuncia il militarismo delle destre ma tollera quello di casa propria, partecipa alla marcia della pace Perugia-Assisi? Un partito, conciato così, quale futuro presume di avere? Come si fa a non capire che, in questo modo, la minoranza degli elettori che va a votare sceglie… l’originale di destra al posto della ininfluente fotocopia? Il che pone un problema anche a Giuseppe Conte: i 5 Stelle corrono il rischio di svolgere il ruolo, storicamente fallimentare, degli “indipendenti di sinistra” rispetto a un partito che di “sinistra” non ha più nulla.
Oggi si fa un gran parlare circa la necessità di riportare a votare chi diserta le urne, con una punta quasi di razzismo come se gli astensionisti fossero un branco di idioti, anziché disgustati da una politica divenuta politika… Ebbene: per riuscirci occorre riscoprire la radicalità, che non è l’estremismo, ma proprio l’andare alla “radice” delle contraddizioni, vederle e capirle nella loro complessità, indicandole in modo chiaro e mostrando la possibilità del loro superamento con proposte alternative rispetto all’esistente. Proprio il contrario della refrattarietà.
l'Unità




